In Italia, nel biennio 2020/2021, i decessi causa covid sono stati circa 130.00: i mass media ce l’hanno ricordato in maniera martellante ed ossessiva emettendo bollettini dettagliati, con numero di morti, ricoverati gravi e meno gravi, tendenza del contagio, varianti e possibili prevenzioni vaccinali nonché cure post contagio. Nello stesso biennio sono scomparse nell’intero Paese altre 130.000 persone a causa dell’inquinamento ambientale: ma questa notizia non ha trovato altrettanta eco sulla stampa ed in tv. Eppure noi bresciani il problema dovremmo cercare di conoscerlo meglio di tutti in Italia perché è proprio la nostra provincia a detenere il primato di decessi per inquinamento in Europa.
Inquinamento: Brescia è la città in Europa dove si muore di più
POLVERI SOTTILI
Inquinamento: Brescia è la città in Europa dove si muore di più
Lo smog a Brescia ha conseguenze molto gravi anche sull’aspettativa di vita –
Gli esperti lo chiamano «il killer silente» per due ragioni: difficile trovare il «suo nome» nelle cartelle cliniche alla voce «causa del decesso» e, proprio per questo, c’è ancora molta inconsapevolezza. Ma sì: l’inquinamento uccide. E a Brescia con un’incidenza maggiore rispetto alle altre città d’Europa. Quanto maggiore? Quasi il doppio rispetto alla seconda città «schedata».
- Ho riportato, per scrupolo, l’articolo del Giornale di Brescia dell’11 novembre 2021 affinché non si accusasse il giornalino di riferire fonti farlocche. La morìa non riguarda solo la città: pure la provincia e soprattutto la bassa dove noi abitiamo sono ridotte come sopra. I virologi, gli epidemiologi e i vari esperti in materia ci ripetono da tempo che nel giro di qualche mese, per merito dei vaccini, assisteremo ad un crollo dei casi di covid e ad un’attenuazione della sua pericolosità: cioè impareremo a convivere col virus che diventerà endemico ma nel contempo meno mortale. E per quanto riguarda i morti per inquinamento? Quelli non diminuiranno di certo, forse addirittura aumenteranno perché, se non si abbattono le polveri sottili, il biossido di azoto e l’ozono, continueremo a registrare più di 66.000 decessi ogni anno in Italia. Affinché si verifichi una diminuzione degli inquinanti è necessario modificare i sistemi di produzione dell’energia, moderare i consumi domestici tramite opportune coibentazioni, rivoluzionare il traffico stradale con motori differenti dagli attuali ed organizzare anche agricoltura ed allevamenti in modo diverso. Ma quando si concretizzerà tutto questo? Serviranno decenni. Al momento, causa la situazione internazionale e la scarsità di gas, vengono riattivate perfino centrali a carbone che erano state chiuse da anni: quindi nell’immediato assisteremo addirittura ad un peggioramento dell’aria. Qualche istituzione internazionale ha suggerito di limitare i danni piantando più alberi possibile: la vegetazione è in grado di assorbire notevoli quantità di anidride carbonica e di attenuare l’effetto serra. Ma quanti alberi? Tantissimi: in tutto il pianeta più di mille miliardi. Veniamo a noi: a livello di paese, come ci stiamo comportando nel merito? Purtroppo la risposta è che qui ogni anno le piante diminuiscono a ritmo impressionante. In campagna vengono rasi al suolo interi filari. Esiste una direttiva comunale, però non supportata da una legge regionale; per cui chi taglia e non ripiantuma oppure chi abbatte alberi di specie protette in un modo o nell’altro riesce a sfuggire alle sanzioni.
- L’Organizzazione mondiale della Sanità calcola che per vivere bene, avere ossigeno a sufficienza ed aria accettabile ogni persona dovrebbe disporre di 60 alberi. Il conto è presto fatto: a Pavone ci sarebbe bisogno, secondo quanto dice l’OMS, di circa 180.000 alberi, il ché è impossibile. E quanti ce ne saranno invece a Pavone? Qualche migliaio scarso inserendo nel conto anche cespugli ed alberelli di piccole dimensioni; ed il trend è verso una costante diminuzione degli esistenti. Ogni anno ne spariscono centinaia senza che siano rimpiazzati. Interi filari vengono abbattuti, rasi al suolo senza risparmiarne neppure uno. Ma gli alberi sono un patrimonio per l’intera comunità, quindi i superstiti dovrebbero essere amministrati, controllati, seguiti da vicino dagli organi preposti.
- Ciò che qui avviene con facilità, non accade ad esempio in luoghi di montagna dove, per ottenere un permesso di abbattimento, anche di un solo albero, deve essere effettuato prima un sopralluogo da parte della Guardia Forestale.
- Qui in pianura tutto viene lasciato alla buona volontà del conduttore del fondo il quale decide vita e morte dei suoi filari, delle siepi e quant’altro. Ma gli alberi dovrebbero essere considerati patrimonio della comunità in quanto l’aria è patrimonio della comunità e non esiste che qualcuno possa inquinarla, bistrattarla, appestarla a suo piacimento.
- Il 9 febbraio scorso la Camera ha approvato quasi all’unanimità, con 468 voti a favore, 1 contrario e 6 astenuti, le modifiche agli articoli 9 e 41 della costituzione:
«la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico e – si legge nel nuovo testo – tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Figura poi che «la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali». E inoltre, si specifica che «l’iniziativa economica è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente». Il ministro della transizione ecologica Cingolani l’ha definita “una svolta epocale”. Ma bisognerà vedere in che modo queste dichiarazioni di principio saranno tradotte in nuove leggi e disposizioni a tutela dell’ambiente, indirizzando le attività industriali ed agricole verso forme di produzione più rispettose del pianeta e dei suoi abitanti.
Sul lato destro del fossato, esempio di filare completamente raso. Quasi tutte le ceppaie moriranno. Sarà per lo meno necessaria una nuova piantumazione. Ma quanti anni per un nuovo filare di una certa dimensione?
In quest’altra foto, lungo il filare sono stati tagliati gli alberi di dimensioni maggiori ma rimangono i rimpiazzi. Tra qualche anno si potrà fare una nuova raccolta di legna. Un tempo si faceva così. Fortunatamente qualcuno (pochi) si attiene tuttora a quelle buone regole.
Ceppaie estirpate. Il peggio del peggio. Il filare è stato completamente eliminato. Le tre foto sono state scattate sul nostro territorio.
o.b.
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