…di erbe, uccelli e territorio

SPECIE ITTICHE PRESENTI UN TEMPO NEL MELLA

  1. ANGUILLA

Pesce di forma allungata, serpiforme, il suo nome deriva da “anguis”, in latino “serpente”. La femmina, più grande del maschio, detta anche “capitone”, raggiunge un metro e mezzo di lunghezza e può pesare anche tre chili. Di così grandi, nel Mella, non ne ho mai viste. In genere si aggiravano sul chilogrammo o poco più. Si pescavano soprattutto di notte col bilancino oppure con le nasse, le “cordine” munite di ami od anche con normali canne da pesca . Presenti tutto l’anno, provenivano ancora piccole dal mar dei Sargassi, vicino ai Caraibi, dove nascono e vanno a morire tutte le anguille. Carne eccellente, dolce, priva di lische.

  1. Barbo

Ne ho già parlato nel precedente articolo, annoverandolo quale specie stanziale ed abbondante. Normalmente si catturava col bilancino ma talvolta abboccava anche all’amo. I più grandi, catturati nel Mella, raggiungevano quasi i due chili di peso. Preferivano i punti del fiume con l’acqua quasi ferma e si rintanavano volentieri negli anfratti delle prismate poste a difesa delle sponde.

  1. VAIRONE

Piccolo pesce del genere “ciprinidi”, comprendenti 2914 specie di acqua dolce. Difficilmente può raggiungere un etto di peso. Più abbondante nei fossi con acqua limpida e corrente piuttosto che nel Mella, è pressoché sparito in quanto specie soggetta a malattie causate dall’inquinamento. Lo si pescava col bilancino, con la canna oppure asciugando fossi, soprattutto in primavera. Carne squisita.

  1. AOLA

Il suo vero nome è “alborella”, piccolo ciprinide, della stessa famiglia di carpe, vaironi e tanti altri. Pescetto di pochi grammi, era comune in qualsiasi corso d’acqua in quantità ragguardevoli. Costituiva il nutrimento delle specie ittiche carnivore, soprattutto lucci e cavedani. La frittura di aole era il non plus ultra o quasi fra i pesci di acqua dolce. Quelle avanzate dal pranzo (raramente questo avveniva) si conservavano in vasi sotto aceto.

  1. BOSE ( bos)

Identificabili con lo “scazzone” (cottus gobio), vivevano nei fossi con acqua corrente ma erano comuni anche nel Mella. Non era possibile catturarle col bilancino né con la canna. Per prenderle era necessario asciugare i fossi oppure dragarli con la guada. I bos contendevano alle aole il primato di bontà in frittura. Un piattino degli uni e delle altre, misti, costituivano la specialità di molte trattorie di campagna.

  1. PESCE GATTO

Non è propriamente una specie autoctona. Proveniva infatti dai Grandi Laghi americani e venne introdotto in Europa agli inizi del ‘900. Fu uno dei tanti errori commessi dall’uomo quando decide di immettere nell’ambiente specie aliene che quasi inevitabilmente vanno a provocare danni alla fauna locale. Essendo un predatore, soprattutto di uova di altri pesci, determinò la quasi scomparsa, ad esempio, delle tinche. Ama i punti fermi o stagnanti del fiume. Anni fa era molto presente nella Mella Morta, quando l’acqua non era tossica come ora. Ho letto che può raggiungere i tre chilogrammi di peso ma personalmente ne ho visti catturare al massimo di tre/ quattro etti. Può vivere fuori dall’acqua anche per ore, purché la sua pelle sia mantenuta umida. La sua carne è priva di lische, piuttosto dolce e gradevole.

La famiglia dei pesci gatto annovera 3.000 specie diverse, tra cui il gigantesco pesce gatto del Mekong, il più grande pesce d’acqua dolce.

STRUMENTI PER ASCIUGARE I FOSSI

Nei fossi del nostro territorio scorreva l’acqua tutto l’anno, anche d’inverno quando si dovevano alimentare le marcite (terreni coperti d’acqua corrente dove cresceva la lerghetta ). In primavera le marcite venivano asciugate per consentire il taglio dell’erba e nei fossi rimanevano solo alcune pozze piene di pesci guizzanti. Prosciugarle per catturarli era severamente proibito ma ciò avveniva regolarmente.

I pescatori, chiamiamoli così, formavano con la terra due argini: uno a monte ed uno a valle della pozza in modo che i pesci vi rimanessero imprigionati. Poi si poneva un cesto (caagnöl) sulla piccola diga a valle quindi con una pala di legno si svuotava l’area circoscritta fino ad asciugarla. Perché il cesto? Palando l’acqua, ci finivano dentro molti pescetti che diversamente sarebbero andati persi.

LA PALA DI LEGNO

IL CESTO era di provenienza locale. Autore el caagnì

Botticini.

Erano talmente numerose le specie ittiche presenti un tempo nel Mella che, per mancanza di spazio, dovrò completarne l’elenco in un prossimo articolo. Questi poveri pesci, ormai quasi scomparsi per colpa dell’inquinamento causato dalle attività industriali ed agricole, meritano quanto meno una dignitosa commemorazione.

0.B.

Categorie: fauna

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